Si è tenuta nei giorni scorsi la 第61回全日本合気道演武大会, la sessantunesima edizione della All Japan Aikido Embukai.
La storia di questo evento è interessante perché ci porta agli anni in cui era ancora vivente il fondatore dell’Aikido. Come tutti gli uomini di quel tempo, anche Morihei Ueshiba era piuttosto restio a mostrare in pubblico la sua arte e le esibizioni pubbliche erano decisamente limitate.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, dal 1952 fu concesso al popolo giapponese di riprendere ufficialmente l’allenamento nelle varie discipline marziali (che, nei fatti, non era mai stato interrotto) e così, nel 1954 fu Gozo Shioda a rappresentare l’Aikido ad una manifestazione organizzata dalla Choju Kai.
Dato il grande successo dell’evento, il figlio di Morihei Ueshiba, Kisshomaru, comprese che la diffusione e la popolarità dell’Aikido dipendevano anche e soprattutto da manifestazioni di questo tipo.
Nello spirito dell’All Japan Aikido Embukai, i partecipanti si radunano per offrire una dimostrazione del proprio stile, di fronte a un pubblico sempre più numeroso e coinvolto al Nippon Budokan, nella zona di Chiyoda, al centro di Tokyo.
Un’occasione di incontro e di mutuo rispetto e conoscenza per i maestri e gli allievi esperti che li supportano. Per il grande pubblico, la possibilità di vedere di quanti rami è composto l’albero piantato da O’Sensei.
Su YouTube e quindi sui vari canali social, si possono vedere diverse esibizioni. C’è ovviamente il Doshu, c’è suo figlio Mitsuteru, c’è il vitalissimo Hiroshi Tada Sensei, c’è Seishiro Endo Sensei, Jiro Kimura e così via…
Il meglio dell’Aikido giapponese che si mette in mostra con lo scopo di poter diffondere la disciplina e i valori che porta con sé.
Ci sta quindi che, nelle proprie pagine, ciascuno ripubblichi i video di questo o quel maestro che è il riferimento del movimento di appartenenza. Tutto il mondo Aikikai condividerà quindi le linee pulite e il suwari waza velocissimo di Moriteru Ueshiba e di suo figlio; gran parte dell’Aikikai nostrana darà il giusto tributo a quella figura eccezionale che è Tada sensei e così via. Chi segue Endo sensei pubblica Endo sensei, chi ama l’estremo dinamismo di Ryugi Shirakawa ripubblicherà i suoi video e chi segue un altro insegnante farà altrettanto.
Ognuno segue la linea tecnica e didattica in cui si trova meglio. E questo porta ad un’intima, spesso inconsapevole, convinzione che lo stile praticato sia oggettivamente migliore di quello di un altro.
Siamo fatti così.
Dai giapponesi però possiamo -e dovremmo- imparare che le nostre preferenze di stile non ci impediscono di avere una visione unitaria. Che il messaggio che anima la disciplina che pratichiamo ha bisogno di essere veicolato al grande pubblico, perché il grande pubblico ha un grande bisogno di comprendere e trasformare in meglio il quotidiano e l’Aikido a questo serve.
Forse non avremo mai il nostro Nippon Budokan, anche se in realtà un palazzetto sportivo dedicato solo alle Arti Marziali c’è e altri centri stanno nascendo.
Forse non ci libereremo mai, come italiani e come occidentali, della nostra anima individualista. Però il coraggio di osare, di andare in strada e nelle scuole e realizzare momenti di incontro col pubblico, quello possiamo recuperarlo e rilanciarlo.
Perché quello che convince, in una dimostrazione, non è soltanto vedere un ultranovantenne muoversi come un quarantenne, né una persona che peserà cinquanta chili vestita proiettare come foglie persone di stazza maggiore.
Quello che convince è il perché che traspare o non traspare dagli sguardi, dall’atmosfera e dal coinvolgimento che nelle dimostrazioni si può cogliere e questo richiede più autenticità e coraggio di quanto richieda ripubblicare un link.
Disclaimer: foto per gentile concessione di Gabriela Conti